Edemi da Insufficienza Linfatica

Terapia compressiva combinata ed introduzione all’autogestione

Il corpo è composto da vari organi, ed ogni organo da tessuti.

Il cuore, tramite le arterie, spinge il sangue ricco di ossigeno e nutrimento nei tessuti. Qui il sangue, passando nei capillari, libera ossigeno (contenuto nei globuli rossi) e sostanze nutritive (sciolte nel plasma) e si carica delle sostanze di scarto.  A questo punto inizia il ritorno del sangue (non più ossigenato) verso il cuore, tramite le vene. Questo avviene in tutte le parti del corpo.

Nel passaggio del filtro capillare il sangue perde il 10% del suo volume: 100 parti entrano con le arterie e 90 escono con le vene. Che fine fa il 10% che romane?

Si riversa nello spazio compreso fra la pelle ed i muscoli (spazio interstiziale), e viene raccolto dai vasi linfatici sottoforma di linfa. Questa è composta da acqua e proteine.

I vasi linfatici tendono a confluire nelle vene più grandi per tornare al cuore e mescolarsi al sangue venoso. Lungo i vasi linfatici si trovano i linfonodi che hanno una funzione di difesa contro tossine, batteri, virus, allergeni, parassiti, cellule neoplastiche, e di produzione di anticorpi.

Il sistema linfatico dunque ha la funzione di:

  • trasporto di liquidi
  • trasporto di proteine
  • difesa da agenti patogeni

Il trasporto della linfa può aumentare, normalmente, fino a 10 volte in caso di necessità (infiammazione, trauma ecc).

Ogni volta che però questo trasporto è difettoso (per cause congenite o acquisite), può diventare insufficiente ad ottenere lo svuotamento. Si forma allora un EDEMA LINFATICO (Linfedema)

L’incapacità di scarico della linfa può essere primitiva, dovuto a difettoso sviluppo delle vie linfatiche, e può manifestarsi già alla nascita (congenito) o verso la pubertà (precoce) o verso i 30 anni (tardivo).

A questo gruppo appartengono circa la metà dei casi di linfedema. A parte quelli congeniti, presenti già alla nascita, gli altri vengono spesso provocati da fenomeni “banali” (trauma, infiammazione, puntura d’insetto ecc.) che confondono la diagnosi.

L’incapacità di scarico linfatico a volte è secondaria ad ostruzione delle vie linfatiche ( compressione, cicatrici, infezioni) o lesione dei linfatici e delle linfoghiandole (in corso di mastectomia, radioterapia, fratture ecc).

L’edema da incapacità di scarico è in genere più “duro” e la fossetta da compressione con il dito è meno evidente (edema iperproteico), tranne che nel periodo iniziale. In genere è questo tipo di edema che viene denominato linfedema

 

Trattamento

L’edema può essere “molle” quando la compressione digitale forma una fossetta, “duro” quando la stessa compressione non crea una fossetta evidente

Nel primo caso l’edema è costituito prevalentemente da acqua. Il dito sposta facilmente l’acqua nel punto di compressione lasciando una fossetta. E’ il caso dell’edema di origine venosa.

Quando c’è una insufficienza linfatica, l’edema è costituito da acqua legata a proteine. L’acqua cioè non è libera ma intrappolata in una rete proteica resistente e difficile da eliminare.

Ogni edema tende, nel tempo ad aumentare la quota di proteine per cui ogni edema deve essere curato più rapidamente possibile e non deve essere posto “sotto osservazione”. In particolare bisogna evitare le infezioni (erisipela) [Guarda immagine]
delle zone edematose, facili a verificarsi soprattutto nei periodi estivi, che aggravano la fibrosi.

Il trattamento dell’edema, qualunque sia la sua causa, si basa sulla compressione (elastica, manuale, pneumatica) proporzionale alla sua gravità, da applicare sulla parte gonfia dell’arto malato. Poiché il liquido non ha la forza sufficiente per passare nella rete linfatica (non sviluppata o rovinata) la compressione ha la funzione di fornire tale forza.

Allo stesso modo di una palla piena di acqua con un buco di scarico molto piccolo: la palla tende a rimaner piena, ma se applichiamo una forte pressione, facciamo uscire l’acqua più velocemente ottenendo lo svuotamento.

Accanto alla compressione elastica (fasce, calze), che costituisce la base del trattamento, vengono usati altri tipi di terapia: linfodrenaggio manuale, pressoterapia, ginnastica isotonica, terapia farmacologica. Ognuno di questi metodi aiuta la terapia compressiva, che è insostituibile. Nessuno di questi metodi, da solo, è curativo. Si tratta in definitiva di una terapia combinata.

L’uso dei diuretici è del tutto inutile se non addirittura dannoso.

L’intervento chirurgico è proponibile (e non sempre) solo in caso di linfedema secondario ad interruzione (chirurgica, traumatica, radiologica) del circolo linfatico, ma i suoi risultati sono incerti anche in mani esperte (e gli esperti sono pochi).

 

La compressione elastica  nella terapia combinata

La terapia compressiva del linfedema presenta tre fasi:

1° : Riduzione dell’edema fino ad eliminazione della parte di liquido che è “mobile”, cioè più facilmente eliminabile. Questa si esegue in genere con fasciature assistite da linfodrenaggio delle stazioni linfoghiandolari, farmacoterapia e ginnastica .

Compressione con bende elastiche sovrapposte. [Guarda immagine 11] e [Guarda immagine 12]
Risultato dopo una settimana di trattamento. La pelle deve lentamente recuperare la sua elasticità fino a normalizzarsi

2°: Apprendimento della fasciatura fino all’autosufficienza. Diminuisce la parte affidata alla compressione, aumenta la funzione del linfodrenaggio manuale e pressoterapico, e ginnastica.

3°: Mantenimento del risultato ottenuto, impedendo ad altro liquido di accumularsi e di aumentare quindi, nel tempo, la fibrosi. Questa si ottiene con calze elastiche, drenaggio linfatico manuale pressoterapia domiciliare, ginnastica.